Perchè odio gli abiti per i cani: l’orribile antropomorfizzazione.

Perchè odio gli abiti per i cani: l’orribile antropomorfizzazione.

Rosanna Capano

La lotta contro l’antropomorfizzazione non termina mai e il cane, come altro animale, va tutelato e rispettato come individuo, adeguandosi ai suoi bisogni etologici.

Antropomorfizzazione: una vera e propria forma di maltrattamento dell’animale. Considerare il cane come un figlio, “utilizzarlo” come sostituto di un affetto verso un altro individuo della specie umana, vestirlo e agghindarlo come un bambino con vestitini e accessori (i passeggini per cani sono una moda abominevole), sono solo alcune facce della stessa medaglia.

Il cane non chiede di essere trattato come un uomo, il cane necessita di rispetto, ed essere considerato secondo la sua categoria etologica. Questo non significa riportarlo in giardino e allontanarlo dalle comodità della nostra casa. Significa semplicemente evitare i subdoli inganni dell’antropomorfizzazione

L’antropomorfizzazione nega all’animale un suo ruolo nella relazionale con l’uomo. Siamo esseri umani e molti aspetti della vengono, ovviamente, vissuti valutati e misurati secondo il nostro metro di giudizio umano, ma diminuire l’antropocentrismo è possibile allenandoci nel guardare il mondo secondo prospettive diverse e non solo la nostra, allenando le capacità di empatia proprie di molti individui sociali e quindi proprie anche della nostra specie.

Sforzarsi di comprendere l’etologia degli altri animali, oltre noi, conoscere e accettare le diverse caratteristiche comportamentali, sforzarsi di conoscere e comprendere le disposizioni, i bisogni dell’altro (soprattutto quando appartiene ad un’altra specie) è un valido allenamento che aiuta a decentrare l’attenzione dall’uomo.

Non riusciremo mai a sentire e percepire il mondo come lo “sente” un cane, i nostri sensi sono diversi per fisiologia, il nostro olfatto, la nostra vista e il tatto sono di gran lunga lontani dal modo di sentire del cane. Inoltre le nostre motivazioni (ciò che ci spinge all’azione) sono diverse dalle “molle” comportamentali che spingono il cane all’azione.

Noi nasciamo raccoglitori, ed è per questo che andando in giro per boschi o prati o spiagge, quasi immediatamente siamo spinti a raccogliere ciò che ci colpisce, in questa attività la nostra motivazione di specie è appagata. Un cane in spiaggia, invece, potrà provare la stessa sensazione scavando buche o rincorrendo i gabbiani…

L’appagamento si raggiunge facendo attività in linea con le proprie motivazioni di specie e il nostro cane, come ogni altro individuo, potrà sentirsi spinto a collaborare se prima di tutto potrà ritenersi soddisfatto.

Facendoci coinvolgere dal nostro cane nell’esplorazione del mondo, fidandoci di lui e facendoci guidare anziché condurlo sempre dove vogliamo noi, potrà avvicinarci al suo mondo. In questo modo potremmo dichiararci sinceramente amici del nostro cane.

Rosanna Capano

© 2018, Rosanna Capano. Riproduzione Riservata

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