Modena, sempre più casi di bocconi avvelenati

Modena, sempre più casi di bocconi avvelenati

Mondofido

La Polizia Municipale è al lavoro per sconfiggere questa pratica drammatica e crudele

A Modena è stato lanciato l’allarme: sono sempre di più i cani avvelenati da bocconi lasciati nei prati e nelle aree a loro dedicate.
Le segnalazioni attraverso Facebook e, generalmente, i social network, possono essere utili ma, come ha ribadito Roberta Prandini, ispettore della Municipale e responsabile del Nucleo di Polizia di prossimità, non basta. Occorre segnalare tutti i casi per poter salvaguardare la vita degli animali.

Le segnalazioni, per poter portare ad una vera e propria procedura di intervento, devono essere il più possibile precise e particolareggiate, quindi viene richiesta la collaborazione di tutti i cittadini. La collaborazione e il passaparola possono fare molto, mai sottovalutarli.

L’intervento, quando la segnalazione è partita, è immediato e concreto e prevede prima di tutto la disposizione di segnali di allerta, dopodiché si procede con la delimitazione e la bonifica dell’area.

Non si deve poi sottovalutare un altro aspetto: i bocconi avvelenati sono chiaramente rivolti ai cani, ma il danno non si arreca solo a loro. Spesso ci sono anche i bambini a giocare negli spazi verdi della città, quindi anche loro sono in pericolo.

Generalmente i veleni utilizzati, almeno su territorio modenese, sono rodenticidi e lumachicidi, che causano agonie anche molto lunghe. Rimane molto difficile incastrare i responsabili, se non in presenza di testimonianze molto precise o immagini delle telecamere.

Quando, invece, i bocconi avvelenati vengono trovati nei giardini di abitazioni private, i responsabili sono nella maggior parte dei casi i residenti nelle vicinanze. Ciò che impedisce di acciuffare i colpevoli è anche il fatto che spesso si tratta di cittadini irreprensibili e, per questo, insospettabili, capaci non solo di avvelenare l’animale, ma anche di maltrattarlo.

La piaga che riguarda maltrattamenti e abbandoni si sta espandendo a macchia d’olio tanto che, come ha confermato Piero Milani, fondatore e titolare del centro fauna selvatica Il Pettirosso, dall’inizio dell’anno ci sono già state 120 richieste d’intervento da parte delle istituzioni e 471 animali sono entrati nella struttura.

E questo triste quanto vergognoso trend non riguarda solo cani ma anche tartarughe, cavie e colombi, tutti gettati vivi nel cassonetto dei rifiuti. Perché accade? Quando l’animale diventa vecchio o si ammala, ha bisogno di cure e, dunque, si sceglie di disfarsene, nel modo peggiore di tutti.

Ovviamente l’allerta è massima ora che la bella stagione si avvicina. Se non è possibile portare Fido con sé in vacanza, e trovare una pensione o un dog sitter sembra troppo dispendioso, si decide di abbandonarlo al suo destino. Ma si sta lavorando alacremente affinchè ciò non accada più.

Vera MORETTI

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