Gastroenterite: cosa la provoca e come evitarla

Gastroenterite: cosa la provoca e come evitarla

Mondofido

In primis, a provocarla sono alcuni cibi che, se per noi sono innocui, per Fido sono dannosi

Ora che la bella e calda stagione se n’è definitivamente andata, i rischi per la salute del cane sono diversi rispetto a quelli dell’estate.
Tra i malesseri più comuni dell’autunno/inverno, sicuramente ci sono le gastroenteriti, che colpiscono i cani soprattutto se golosi e voraci. Si sa, Fido ama assaggiare, sperimentare e “rubare” il cibo che mangiano i suoi padroni, ma non fa sempre bene, anzi, spesso si rivela dannoso.

Ma, se abbiamo ceduto ai suoi occhioni dolci e supplichevoli, come facciamo a capire se l’animale non sta bene? I tre sintomi più comuni e visibili di gastroenterite sono il rigurgito, il vomito e la diarrea. Di per sé non sono sintomi sempre sufficienti a parlare di gastroenterite, perché il cane per propria natura è portato a eliminare ciò che gli provoca irritazione gastrica attraverso il rigurgito e il vomito, oppure con la diarrea se il disturbo arriva alle basse vie alimentari.
Se, però, a questi disturbi si associano abbattimento del sensorio, dolori addominali, con il cane che cammina con il dorso curvo e l’addome retratto e teso, oltre a mancanza di appetito e sete intensa spesso seguita dal rigurgito dell’acqua, allora si ha la certezza che si tratta di gastroenterite.

Ma quali sono gli alimenti che possono provocare questa malattia? Si tratta spesso di cibi che noi ingeriamo senza conseguenze, ma che per i cani sono dannosi: sughi, condimenti, dolci, cioccolato, fritti, formaggi grassi o fermentati, salumi, insaccati, uva, cipolle, cibi salati e in generale avanzi della tavola.
L’ingestione di un’eccessiva quantità di cibo può provocare una dilatazione dello stomaco e in certe razze, evolvere nella torsione dello stomaco.

Per intervenire nel modo migliore in caso di gastroenterite, la prima regola è lasciare il cane a digiuno per 24 ore, eliminando anche la ciotola dell’acqua per mezza giornata.
Se nelle 12 ore in cui il cane non ha accesso all’acqua il vomito cessa completamente, possiamo offrire piccole quantità di acqua al nostro malato a quattro zampe: poca e spesso.
Passate le 24 ore di digiuno è raccomandabile somministrare piccoli e frequenti pasti, badando che non siano pesanti, con un buon apporto di proteine, pochi grassi e carboidrati e niente fibre.
L’integrazione con vitamine del complesso B e di probiotici specifici per cani possono aiutare a ricostituire la flora intestinale e l’attività digestiva. Acidi grassi della serie degli Omega3 e Omega 6 servono a combattere gli stati infiammatori.

Ovviamente, prima di somministrare farmaci è assolutamente necessario rivolgersi al veterinario, il quale potrà elaborare una diagnosi corretta dopo aver visitato l’animale ed essere stato messo al corrente sull’andamento della malattia e sulle abitudini alimentari del cane.

Vera MORETTI

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