Confermata dalla Corte di Cassazione la condanna per i  vertici di Green Hill

Confermata dalla Corte di Cassazione la condanna per i vertici di Green Hill

Alessandra Curreli

“Eutanasia in modo disinvolto” sono i termini dell’accusa, che hanno fatto scattare le condanne verso i vertici dell’allevamento.

La Corte di Cassazione ha confermato le condanne per i vertici di Green Hill.

L’allevamento di cani beagle era stato chiuso a Montichiari, nel bresciano, nell’estate del 2012.

Venne denunciato grazie all’intervento di un gruppo di animalisti e  2.636 cani furono sequestrati per la loro stessa protezione.

Già grazie al blitz erano stati liberati molti cuccioli di beagle.Mondofido Green Hill Salvataggio animalisti

La cassazione ha dunque confermato: un anno e sei mesi per Ghislane Rondot, co-gestore della struttura; un anno e sei mesi per il veterinario Renzo Graziosi e un anno per il direttore dell’allevamento Roberto Bravi.

Secondo le accuse nell’allevamento si praticava “l’eutanasia in modo disinvolto, preferendo sopprimere i cani piuttosto che curarli”.

La politica aziendale, sempre secondo l’accusa, “andava in senso diametralmente opposto alle norme comunitarie e nazionali”.

Confermata la sentenza

E’ stata così confermata la sentenza emessa dalla Corte di Appello di Brescia il 23 febbraio 2016.

In conseguenza dei due processi condotti dal Tribunale di Brescia, i vertici dell’Allevamento di beagle sono stati condannati per “maltrattamenti e uccisioni senza necessità”, sia in primo grado sia in Appello, alla pena di 1 anno e 6 mesi di reclusione per il Medico Veterinario Renzo Graziosi e il co-gestore di “Green Hill 2001” Ghislaine Rondot, mentre il direttore dell’allevamento, Roberto Bravi, è stato condannato a 1 anno e al risarcimento delle spese.Mondofido Green Hill Cucciolo salvato

Per i condannati, inoltre, attività sospesa per due anni e confisca dei cani.

Il processo parallelo

Nel frattempo è in corso il processo parallelo ad altri veterinari e dipendenti implicati nel maltrattamento e uccisione dei beagle.

Il 22 novembre infatti la vicenda approderà nuovamente in un’ aula di tribunale per il secondo filone dell’inchiesta.

A Brescia per quel giorno è attesa la sentenza nei confronti di due veterinari dell’Ats e tre ex dipendenti dell’allevamento di cani Beagle imputati a processo. La richiesta è una condanna a due anni per i due veterinari, accusati a vario titolo di concorso in maltrattamento e uccisione di animali, falsa testimonianza, omessa denuncia e falso ideologico.

Chiesta dal pm invece la condanna a 10 mesi per i tre dipendenti accusati di falsa testimonianza.

Alessandra Curreli

© 2017, Alessandra Curreli. Riproduzione Riservata

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