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In un’epoca in cui si ritiene di avere le risposte alla quasi totalità delle domande, “galeotto fu Dottor Google”, mi ritrovo, invece a chiedermi quanto ancora ci sia da comprendere sul cane.
Vorrei riprendere il discorso iniziato la scorsa settimana per cercare di comprendere da cosa originano alcune delle incomprensioni con il nostro Pet e, di conseguenza, alcuni dei più problematici momenti di tensione con esso.

La globalizzazione

Oggigiorno è semplice attingere a notizie sul nostro conquilino a quattro zampe  su blog e social, in un’era multimediale. Il cane oltre tutti i pregiudizi è l’essere vivente che ci è più prossimo.
“…il cane è al di là dei nostri giudizi ed è l’essere vivente più vicino a noi, l’alieno con con cui possiamo condividere lo stesso tetto e provare a giocare insieme. Ma il cane è anche al di qua dei nostri giudizi, ossia l’esplicitazione incarnata dei nostri pregiudizi: è perciò un alieno che non solo parla con noi ma che altresì parla di noi…” (Roberto Marchesini). La globalizzazione, l’omogeneizzazione, tutti uguali a tutti ed anche il cane si ritrova in questo grande frullatore e l’uomo con l’assurda preseta che esso gli assomigli. Ma quanto realmente conosciamo il nostro animale?quanto realemte ci approcciamo ad esso con il rispetto che merita? Quanto sappiamo della sua identità?

Per cercare di comprendere l’identità del cane occorre quindi ripercorrere a ritroso il suo percorso attraverso la storia e le ere, relazionandolo al suo rapporto con  l’uomo.

L’identità del cane

Occorre comprendere , cercare di capire l’identità del cane, pensando come la costruzione identitaria sia un intreccio di storie, uomo-cane, dove l’una dà significato all’altra ed accettando che essa nasca dal dialogo con l’altro.
L’identità del cane è risultato perciò oltre del sedimento filogenetico anche della imprevedibile contingenza con l’essere umano.
Spesso è più semplice e conveniente banalizzare il cane, trasformandolo secondo il nostro volere e le nostre necessità piuttosto che cercare di comprenderlo e rispettarlo come tale.
Addomesticare vuol dire pertanto omologare su di noi, rendere il cane in qualcosa di completamente prevedibile, recidendo le sue radici, antropo-formare. Se vogliamo comprendere il cane, anche in vista di una futura convivenza con lui, di una scelta consapevole e rispettosa dell’etologia del nostro animale, occorre cominciare a scoprirlo come essere meraviglioso quale è.
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Dott.ssa Marilena Russo – Medico Veterinario

(Contatta l’autore dell’articolo)

© 2018 – 2022, Marilena Russo. Riproduzione Riservata

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