Allergia al cane: quando l’allergene vive con noi.

Allergia al cane: quando l’allergene vive con noi.

Rosanna Capano

Primavera, fioriture e allergie. In questo periodo gli allergeni associati ai pollini si uniscono a quelli sempre presenti nell’ambiente indipendentemente dalla stagione. In Italia, per il 10% dei soggetti allergici, il binomio “cane allergia” rappresenta la causa scatenante di molti sintomi allergici.

L’allergia al cane non scaturisce dal pelo ma da particolari proteine, gli allergeni, prodotte dalle ghiandole della saliva e del sebo. Tali allergeni si accumulano nelle scaglie di pelle morta – forfora –  nella saliva, nel pelo e nell’urina.

Similmente alle allergie da “polline” anche quelle legate agli animali domestici si manifestano con problemi respiratori, che possono arrivare a volte anche a crisi asmatiche, per via dell’inalazione degli allergeni che facilmente si disperdono nell’ambiente in cui vive il cane.

Non mancano però reazioni cutanee come le dermatiti, basta semplicemente accarezzare il nostro cane o ricevere una sua premurosa leccata  e  ritrovarci con le braccia interessate da un arrossamento più o meno diffuso.

L’allontanamento della fonte allergenica, e quindi del cane, determinerebbe l’immediata riduzione all’esposizione degli allergeni e quindi diminuzione dei sintomi, ma non sempre questa rappresenta una scelta risolutiva per guarire da questo tipo di allergie.

Gli allergeni persistono anche per anni nell’ambiente in cui ha vissuto l’animale e un cane adottato, per molti alla pari di un qualsiasi altro componente familiare,  non è un oggetto rotto da rendere indietro. Tali componenti oggettive e affettive rendono necessario adottare un’altra strategia risolutiva.

Sempre che l’entità della sintomatologia allergica sia gestibile, non resterà che affrontare la situazione con filosofia cercando di diminuire il contatto con il cane, evitando di toccarlo o di abbracciarlo troppo.

Se proprio non resistiamo a stargli lontano potremmo alleviare i sintomi affidandoci, sempre dopo accurata valutazione medica, agli antistaminici di vario tipo e formulazione che permetteranno di tenere sotto controllo i sintomi o di effettuare un’azione di prevenzione.

Per chi pensasse invece di contenere i sintomi allergici adottando un cucciolo “anallergico” sarà opportuno considerare che questi esemplari, selezionati geneticamente, non sono completamente privi di capacità allergenica ma, semplicemente, producono un quantitativo minore di sostanze allergeniche. Si tratta inoltre di individui spesso delicati e purtroppo poco longevi per i quali non esiste certezza di immunità alla reazione allergica.

Rosanna Capano

© 2017, Rosanna Capano. Riproduzione Riservata

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