Rapporto Uomo-cane: il punto di vista del veterinario.

Rapporto Uomo-cane: il punto di vista del veterinario.

Marilena Russo

“Umanizzare è un maltrattamento, perché si tratta in ultima analisi di non tener conto dei bisogni effettivi del cane, accordandogli privilegi di cui lui farebbe volentieri a meno.” Roberto Marchesini

Questa settimana mi son chiesta più volte quale argomento trattare, da un punto di vista scientifico, finchè, alla fine, ho deciso di parlare del mio lavoro.
La prospettiva del medico veterinario .

Primo passo: La consapevolezza

Lo spunto l’ho avuto mentre organizzavo con la collega un evento nel nostro ambulatorio, sponsorizzato dalla Trainer, che ha avuto come punto principale la relazione tra l’uomo ed il suo animale.
Cosa spinge una persona nella scelta di un animale domestico? Perchè si sceglie una razza rispetto ad un’altra? E come può il veterinario aiutare il cliente nella scelta e nella gestione del nuovo membro della famiglia?
Quanti di voi sono pienamente consapevoli di cosa voglia dire accogliere un cucciolo in casa? Spesso a visita si ha l’impressione che un cane non sia scelto sulla base di un amore intrinseco nell’individuo, ma da scelte, a volte, anche dettate dalla moda del momento.

Un rapporto antico e la sua mutazione

Il rapporto cane-uomo fonda le sue radici in tempi lontani. L’addomesticazione, l’utilizzo del cane per lavoro, fino a giungere ai nostri giorni dove il nostro amico a quattro zampe ha visto mutare la visione di lui che l’essere umano aveva in principio, arrivando a veri e propri fenomeni di antropomorfizzazione.
Il cominciare a trattare il nostro cane non più come tale ha fatto sì che, nel corso degli anni, si sviluppassero anche delle forme di patologie comportamentali derivate dallo snaturamento del cane in quanto tale ( cane che dorme sul letto, cane che mangia a tavola con il padrone, cani agghindati con assurdi abitini, ecc.).
Cani fobici, cani che mordono il padrone,cani con ansia da separazione…quante di queste condizioni le possiamo evidenziare ogni giorno nella pratica ambulatoriale e tutto è riconducibile al voler attribuire al cane caratteristiche che non gli appartengono per propria natura.
Comprendo bene quanto ostico possa risultare questo argomento, soprattutto quando, come medico, mi ritrovo a visita soggetti difficili e proprietari preoccupati, non consapevoli che spesso le problematica nasce proprio da una cattiva gestione dell’animale, partendo dalla giovane età del cucciolo, il più delle volte.
Una delle domande più frequenti, durante le prime visite, ad esempio riguarda l’utilizzo dei tappetini assorbenti. In realtà essi andrebbero utilizzati per brevi periodi in quanto a lungo termine “denaturano” il cane: “il cane non fà più il cane!”.
Nel corso di questo primo incontro introduttivo, sotto la supervisione del collega comportamentalista specializzato ho avuto modo di riflettere, soprattutto guardando alcuni soggetti intervenuti, esempi lampanti di soggetti con difficoltà comportamentali, incapaci di relazionarsi con soggetti della stessa specie e con l’uomo.
Si è affrontato il discorso delle razze pericolose, delle scelte non sempre basate sulle caratteristiche della razza scelta, sulla cattiva gestione del rapporto gerarchico all’interno del nucleo familiare, fino a toccare il difficile tasto delle aggressioni verso il padrone.

La riflessione

Ciò che ho a cuore dire, da medico ed amante degli animali, è di rivolgersi serenamente al proprio veterinario di fiducia per essere accompagnati verso una scelta appropriata e consapevole, anche in vista di un rapporto di crescita con il proprio animale e relazionale intraspecifico ed interspecifico.

Dott.ssa Marilena Russo – Medico Veterinario

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