Volontari, le storie di ConFido nel cuore

Volontari, le storie di ConFido nel cuore

Mondofido

Un’associazione romana di volontari che si occupa di casi urgenti e difficili

Le storie a lieto fine sono quelle che ci piacciono di più e che amiamo raccontare, specialmente se si tratta di cani dal passato difficile.
Quella di oggi ce l’ha raccontata Zina Giambertone, dell’associazione ConFido nel cuore di Roma.
La protagonista si chiama Mascia, trovata dai volontari di una associazione attiva a Roma e dintorni, che, aggirandosi nei pressi di Ostia, avevano notato alcune persone attorno a una cagnolina. L’atteggiamento “sospetto” aveva messo in allarme i volontari che, ovviamente, quando si tratta di animali hanno un occhio clinico pressoché infallibile. E anche questa volta non sbagliavano.
La cagnolina, infatti, non era di proprietà di questi individui ma non è stato difficile, per gli impavidi volontari, prenderla e portarla dal veterinario per alcuni accertamenti.

La cucciola aveva il chip ma il padrone, che l’aveva adottata rivolgendosi ad un’associazione di Frosinone, zona che, in quanto a randagismo, ha una situazione molto critica, non se ne era curato troppo e senza pensarci molto l’aveva poi ceduta a sua volta. Rintracciarlo non è servito a molto, poiché la cagnolina, di fatto, era ormai da considerare senza padrone e sembrava destinata ad una vita in canile.

Non sempre, però, le cose vanno male, perché sulla strada di Mascia è arrivata Alessandra, che si è innamorata di lei e l’ha portata a casa con sé, dove si trova tuttora.

Ma per una storia che va a buon fine, ce ne sono altre che ancora aspettano l’happy end, soprattutto le adozioni del cuore, quelle che riguardano cani maltrattati o con disabilità, più o meno grandi.NINA
C’è Nina, ad esempio, una cagnolina che, in seguito ad un incidente, ha una lesione alla colonna vertebrale e fatica a controllare lo sfintere e che ha subito due operazioni perché aveva la coda spezzata in più punti. Sembra, inoltre, che la poverina sia in realtà stata buttata da un’auto, quindi il trauma per lei è doppio, fisico e psicologico.

Purtroppo, Zina ha tanti casi critici da presentare, e, nella nostra lunga chiacchierata, è emerso che non sono solo i cani con disabilità, più o meno gravi, a scoraggiare gli adottanti.
I cagnoloni di taglia grande, specialmente se già adulti, hanno pochissime richieste e se poi sono neri quasi nessuno li guarda! Al contrario, cuccioli e cani di piccola taglia sono i più desiderati, addirittura dall’80% di coloro che si recano in associazione in cerca di un animale da adottare.

Il motivo di questa diffidenza non si sa ma, certamente, nel Terzo Millennio non possiamo accettare che cani e gatti neri vengano ancora considerati animali cattivi e pericolosi.

Parlando con Zina, abbiamo capito che la situazione è critica anche a causa dei fondi, che scarseggiano sempre e che non sono sufficienti a curare tutti i cani presenti nell’associazione. Gli animali devono essere nutriti, sterilizzati, chippati, e quando vengono adottati i nuovi padroni dei cani non contribuiscono alle spese di mantenimento sostenute dai volontari.
Abbiamo chiesto il perché e la risposta, oltre che logica, è anche scoraggiante: “Chi va a prendere un cane al canile sa che deve pagare una somma come rimborso spese, quindi, sapendo che è una prassi, l’adottante la rispetta senza problemi. Ai volontari, invece, non si è tenuti a dare nulla. Noi lo facciamo capire tra le righe, ma se non sono loro a cogliere il nostro appello, non possiamo fare né pretendere altro”.

Da dove arrivano i fondi, dunque? “Ci si arrangia come si può. Abbiamo anche organizzato un mercatino online, visibile su Facebook, dove vendiamo oggetti, per tutte le ricorrenze dell’anno, e durante l’anno organizziamo giornate per la raccolta di fondi”.

Ma, spesso, si tratta di una goccia nell’oceano, perché le associazioni piccole rimangono schiacciate da quelle grandi, con nomi più conosciuti e di spicco, mentre meriterebbero tutto il nostro sostegno, considerando quanti animali salvano dalla strada e dai maltrattamenti.

Piuttosto che niente, può essere utile servirsi dei social network, con le condivisioni degli appelli e delle foto dei cani che cercano padrone. Si tratta solo di un clic che potrebbe regalare a un randagino una nuova famiglia. A noi non costa nulla, a loro salva la vita.

Vera MORETTI

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