Cristiana Maghenzani: in prima linea contro il randagismo

Cristiana Maghenzani: in prima linea contro il randagismo

Mondofido

Intervista ad una veterinaria che combatte attivamente per arginare il problema del randagismo

Anche quando si tratta di animali, come per le persone, non esistono mezze misure: se ci sono cani e gatti coccolati e vezzeggiati come pascià, esistono anche tanti di loro che subiscono maltrattamenti oppure sono destinati a vivere per strada, quindi vittime di violenza, indifferenza e malattie.

Per loro, ci sono solo i volontari che se ne occupano, ma, ovviamente, non riescono a coprire tutto il territorio e neppure a garantire un riparo, una carezza o le cure necessarie per garantire una vita più serena e facile.

Tra questi, c’è anche Cristiana Maghenzani, una veterinaria che lavora a Milano ma ha a cuore la zona di Lecce e provincia, una zona ad alto tasso di randagio. Ma Cristina, nonostante la situazione sia disperata, non si arrende mai, ma soprattutto non perde mai il sorriso e l’ottimismo.

Noi di Mondofido abbiamo deciso di farle alcune domande. Ecco che cosa ci ha risposto:

Il problema del randagismo in Italia è lontano da essere risolto, soprattutto in alcune zone del Sud. Ma esistono alcune leggi che in qualche modo tutelano i cani randagi?
Come già dichiarato dal Senato, le leggi ci sono ma non sono sufficienti a garantire la gestione del randagismo.

Spesso, il sospetto è che, in realtà, i cani randagi vengano lasciati soli al loro destino. E’ un sospetto o una certezza? Cosa sono tenuti a fare i Comuni per aiutarli?
E’ una certezza in molte realtà sia, a sud sia a nord. La cronaca regionale evidenzia infatti molti maltrattamenti e abusi e spesso non sono coinvolti solo privati cittadini, ma anche associazioni di volontariato in ambito animalista. I comuni, nella veste del sindaco, hanno la responsabilità di attivare un piano di recupero del randagio collocandolo temporaneamente nel canile sanitario comunale e successivamente in un rifugio, con la possibilità di affidamento.
Nella realtà la maggior parte dei comuni non possiede un canile sanitario per mancanza di fondi ed è costretta a stipulare convenzioni con strutture private (non contemplato dalla legge 281), per permettere anche all’Asl veterinaria di svolgere la sua attività in ambito sanitario: ovvero l’ identificazione mediante microchip, la sterilizzazione e/o il monitoraggio del benessere degli animali catturati.

Le leggi esistenti vengono rispettate oppure no? Il motivo per cui nessuno sembra volersi occupare di questi animali di strada qual è? Diffidenza, mancanza di fondi, indifferenza… Lei che cosa ne pensa?
Le leggi esistenti spesso non sono rispettate, in quanto i comuni non dispongono di denaro sufficiente alla gestione di un altissimo numero di soggetti. In realtà, il problema è molto sentito soprattutto dalle numerosissime associazioni animaliste che si occupano di recuperare e affidare un alto numero di cani. Paradossalmente lo sforzo nel salvaguardare gli animali è immenso ma insufficiente in quanto le nascite di cucciolate di randagi ma anche di cani di privati sono in crescita esponenziale, sebbene l’impegno dei Comuni e delle Asl nella campagna di sterilizzazione di massa sia notevole.
Stranamente, sebbene associazioni, comune e Asl facciano fronte comune per rallentare il fenomeno delle nuove nascite, il fenomeno del randagismo è in crescita in termini numerici. Un esempio eclatante è la regione Sicilia.

Cosa si potrebbe fare in concreto per almeno arginare la situazione?
RISPONDE DAVIDE SPENNATO, gestore del canile di Ugento (LE):
Modificare le legge 281 che obbliga i comuni ad avere/costruire canili comunali sanitari per la prima assistenza e i rifugi per proseguire, lasciando la possibilità agli stessi di avvalersi anche di convenzioni con strutture private, risanando le strutture già in essere adeguandosi alle nuove leggi regionali che cambiano di continuo.
Campagne di sensibilizzazione a favore della sterilizzazione per privati, in scuole e nelle famiglie, in quanto molte cucciolate derivano proprio da qui. Per evitare il ristagno dei cani in canile, incentivare la collaborazione fra gestori e associazioni di volontariato al fine di ottimizzare gli affidi e in tal modo liberare posti per permettere l’ingresso di nuovi randagi. In tal modo, più soggetti possono essere microchippati, sterilizzati e finalmente affidati: solo con un flusso continuo di animali in canile si può ridurre anche la spesa dei Comuni che non dovranno pagare per un numero sempre più alto di cani e garantire il benessere degli stessi.
Un modo pratico per incentivare questa logica è l’affitto dei box in canile da parte del comune al gestore e non il pagamento a soggetto, in modo che il canile non veda nel singolo cane una fonte di reddito per cui tenderebbe a non farlo adottare, mettendosi in metto contrasto con le associazioni animaliste.
Regolamentando le associazioni di volontariato animaliste, creando corsi di formazione per i volontari in modo da ottimizzare e unificare i loro interventi, e permettere una corretta gestione etologica dei cani e una attenta e scrupolosa gestione e degli affidi.
Infine, creando un controllo diretto sulle associazioni che vengono riconosciute a livello regionale e che, per legge, sono autorizzate ad intervenire nell’ambito del randagismo.
Tutto ciò in quanto non è ammissibile che chiunque, presentando una semplice richiesta alla regione di riferimento, possa diventare garante della vita e del benessere dei cani senza la richiesta di alcun requisito tecnico, fisico e morale.
Questo permetterebbe una revoca delle autorizzazioni di alcune associazioni che purtroppo sono state oggetto di inchieste e condannate per maltrattamento animale.

Sappiamo che lei è molto attiva nella zona di Lecce e che da tempo lotta per ostacolare il randagismo. Quali progetti e iniziative ha attuato, o vorrebbe attuare?
Pur svolgendo la mia professione di medico veterinario a Milano, da anni mi impegno nella sensibilizzazione con attività sul web, coinvolgendo anche nella vita reale più persone sul territorio, in particolare i giovani, offrendo la mia professione gratuitamente tramite consulenze e insistendo sul rispetto delle normative vigenti. In futuro spero di poter attuare anche io nella provincia di Lecce delle giornate di microchippatura gratuita in collaborazione con comuni e associazioni di volontariato, al fine di permettere un miglior monitoraggio della popolazione canina; spingo per l’ingresso TEMPORANEO in canile dei soggetti randagi per poterli identificare e sterilizzare come prevede la legge e reimmetterli sul territorio sotto la supervisione di cittadini in loco.
Il mio progetto è quello di sfruttare al meglio le strutture già esistenti, come il canile di Ugento per esempio, riabilitando soggetti con turbe del comportamento tramite tecnici qualificati, al fine di permettere adozioni che non inducano al ripensamento del proprietario per incapacità gestionale
In tale ottica, al volontariato rimarrebbe la funzione di supporto a queste attività di pubblicizzazione dei cani per gli affidi con un potere più marginale, ma non per questo meno importante. Solo con l’attività svolta in modo tecnico e specialistico in supporto all’attività di Asl e forze di polizia si potrà iniziare a ridurre un fenomeno che ormai è diventata una vera e propria piaga: il randagismo canino.

Vera MORETTI

© 2016, Mondofido. Riproduzione Riservata

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