I cani provano empatia. Lo dice la scienza

I cani provano empatia. Lo dice la scienza

Mondofido

Uno studio conferma: i cani provano empatia verso chi hanno accanto

Forse non si tratta di una novità, per tutti coloro che hanno un cane in famiglia, ma solo di una conferma: i nostri amici quattro zampe, infatti, ed ora è scientificamente provato, sono capaci di provare empatia, ovvero di porsi nello stato d’animo di un altro soggetto, umano o canino che sia.

A provare quello che finora era stato solo un sospetto è una ricerca condotta da un equipe guidata da Elisabetta Palagi, etologa al Museo di Storia Naturale dell’Università di Pisa con un dottorato di ricerca in biologia evoluzionistica, la quale ha dichiarato: “Il cane condivide con l’uomo gran parte della sua storia. Attraverso una selezione artificiale che va avanti da circa 10.000 anni, l’uomo stesso ha creato tante razze di cani stressandone non solo particolari caratteristiche anatomiche e fisiologiche, ma soprattutto caratteristiche psicologiche e di personalità. Il cane ha da sempre accompagnato l’uomo nelle sue attività legate alla sussistenza (caccia, allevamento, controllo della proprietà), ma recentemente si è visto un investimento nell’allevamento di razze tipicamente da compagnia. Forse il fatto che (nonostante tutta la tecnologia utile a metterci in connessione con il mondo) siamo più soli ci spinge a cercare nel nostro compagno a quattro zampe qualcuno con cui condividere ansie, preoccupazioni e allegria. Prendersi cura di un altro essere vivente, che non ci chiede nulla se non un po’ di attenzione, è probabilmente la risposta a qualche nostra necessità ancestrale di non rimanere soli ed essere utili a qualcuno”.

Lo studio è durato due anni, durante i quali sono state registrate 50 ore di video di gioco libero tra i cani in un parco pubblico di Palermo. Ai loro padroni è stato fatto riempire un questionario circa le sue abitudini e altre informazioni sull’animale, incentrate in particolare sul rapporto tra cane e padrone durante le uscite al parco.

Analizzare le immagini ha richiesto molto tempo, ma alla fine ciò che è emerso è sorprendente: i cani hanno una spiccata capacità di mimare le espressioni facciali e le posture, entrambe espressioni relative ad emozioni positive. Come se volessero dire :”Se tu ridi, io rido. Se sei felice, lo sono anch’io”.

Anche tra cani questa empatia avviene spesso, e dai video è emerso che i cani tanto più erano amici, tanto più si contagiavano, proprio come accade per l’uomo: si sta più volentieri con le persone con cui si va d’accordo ed è più facile farsi “contaminare” da un atteggiamento positivo.

Attenzione però, perché le emozioni sono una cosa, i sentimenti un’altra. A questo proposito Elisabetta Palagi dichiara: “Le emozioni animali non sono sentimenti, esistono emozioni di tipo positivo e negativo, come ad esempio la paura. Provare emozioni è adattativo poiché ti mette in grado di rispondere in modo appropriato agli stimoli ricevuti dall’ambiente. Si può però dire che le emozioni possono essere mediate dall’ambiente sociale. Proverò ad esempio meno paura se sono in compagnia piuttosto che se sono da solo. L’approccio scientifico non permette l’antropomorfizzazione dei comportamenti animali, sarebbe un terribile errore”.

Ora che è stato provato che i cani provano emozioni e sono capaci di empatia, appare ancora più forte la teoria secondo la quale i cani non vanno addestrati ma, piuttosto, educati, per permettere loro di assumere un comportamento sociale e di comprendere le loro emozioni.

Ma, ancora una volta, la studiosa invita alla cautela. Secondo lei, infatti, rimane comunque da sfatare lo stereotipo secondo cui i cani sono migliori degli uomini: “Spesso siamo portati a vedere il lato negativo del nostro comportamento, ma per una persona che fa del male agli animali, ce ne sono migliaia che non solo li rispettano ma li aiutano attivamente. Come si suol dire in questi casi: fa più rumore un albero che cade che una foresta che cresce. Generosità e aggressività nell’uomo convivono, siamo il bilanciamento di diverse pulsioni che si sono tutte comunque evolute nell’arco di circa 7 milioni di anni. Casomai la conferma che arriva da questa ricerca è che siamo più simili ad altri animali sociali di quanto non vorremmo credere”.

Vera MORETTI

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